tre domande a roberto graziosi

  

Perché un workshop?

 

Il mestiere dell’attore è ormai sepolto sotto la cenere, ma più che di una resurrezione necessita di una restaurazione.

Questo workshop vuole riaffermare il valore di un mestiere che era a servizio degli altri, un meraviglioso gioco che era anche etico e morale.

Per sopravvivere nella quotidianità lavorativa serve oggi una presa di coscienza della natura dell’attore e di come la nostra cultura la abbia deformata.

Non si può più dare per scontato un gioco le cui regole si sono perse da troppo tempo.

Inizialmente di questo parlerò ai miei allievi, perché è indispensabile tra me e loro un territorio di pensiero comune, una sorta di

“filo rosso” che sia il collante di quello che sarà da subito un lavoro assolutamente pratico.

  

Cosa può insegnare un casting?

 

Prima di “cosa insegna”, mi domando "chi sia un casting".

Se è colui che suggerisce attori idonei ad un personaggio e ne organizza, per il regista, i relativi provini; oppure se sia il casting stesso che svolga poi quei provini.

La differenza tra i due casi non è di poco rilievo: chi è il casting che si trova, in un provino, davanti ad un attore?

Ci sono registi che dicono al casting provinatore “tu non dire niente all'attore e lasciagliela fare come se la sente”.

Mi dispiace, ma non credo sia giusto perché l'attore dovrebbe sempre avere delle informazioni, delle coordinate emozionali relative alla scena che deve sostenere.

I provini poi dovrebbero essere sempre svolti dai registi, perché possano capire la natura dell’attore, il margine di intervento loro possibile e se ne possano  "innamorare".

Avviene purtroppo che i tempi produttivi non consentano più questo al regista.

Se il casting deve fare i provini, è allora per forza un regista; certo, deve seguire le indicazioni del regista, ma ogni attore è portatore di un mondo e di una sensibilità, alla quale, di volta in volta, ci si deve  adeguare. Si chiama "direzione dell'attore" ed è necessariamente un lavoro da regista.

Lavorare in precedenza come regista in teatro mi è stato quindi indispensabile, all'inizio, per il mio lavoro di casting; anche se poi il linguaggio cinematografico mi ha consentito di maturare ulteriormente.

  

Cosa può allora insegnare

un casting-regista?

 

Più che “insegnare” direi piuttosto “suggerire”. E’ un lavoro che ha a che fare con l’umano e l’umano per sua stessa natura sfugge al dogma, alla regola precisa. Più che di una strada maestra, io parlerei di diversi viottoli, che sono stati i percorsi della mia vita lavorativa. Il fine della mia didattica è condurre l'allievo ad appropriarsi di una metodologia molto pratica; si tratta di una mia personale, concreta sintesi di trent'anni di lavoro che spero lo possa rendere consapevole prima, e autonomo poi, nel suo lavoro. Dopo il mio stage saprà come analizzare e preparare la scena di un provino, come affrontare il casting, come lavorare con la sua agenzia, come fare il book fotografico... perché saprà il dietro le quinte di come funziona il sistema cinematografico. E avrà notevolmente migliorato la sua recitazione e soprattutto compreso come fare. Con un nuovo sguardo, un nuovo ascolto e con una attenzione diversa. Sono cinque giorni, cinquanta intense ore di lavoro e di vita. Sono faticose, ma anche molto divertenti!